Albenga e il territorio

Emys orbicularis ingauna: Così comune in passato, questa testuggine lacustre ha rischiato l’estinzione

Emys orbicularis ingauna: Così comune in passato, questa testuggine lacustre ha rischiato l’estinzione
Emys orbicularis ingauna: Così comune in passato, questa testuggine lacustre ha rischiato l’estinzione

Bissa scurzoa, così viene ricordata la testuggine palustre (Emys orbicularis) da molti ingauni che, bambini nell’immediato dopoguerra, frequentavano i canali e le zone umide della piana d’Albenga. Per non parlare di chi le teneva nelle proprie abitazioni del centro storico come alleati nella lotta agli insetti dannosi. Fino agli anni ’60-’70 del secolo scorso, la testuggine palustre vantava popolazioni numerose anche se molto localizzate lungo il tratto di costa compreso tra Andora e Borghetto Santo Spirito, tanto che i bambini di allora le raccoglievano per venderle ai turisti come souvenir locali. A fedele testimonianza della presenza storica della specie nel territorio ligure vi sono anche alcuni reperti conservati presso il Museo Civico di Storia Naturale di Genova, raccolti ad Albenga nel 1950 e a Ceriale nel 1957 oltre ad alcuni esemplari conservati addirittura in Germania, presso il Museo di Francoforte. Ma purtroppo ben sappiamo cosa ha subito il nostro territorio, soprattutto la costa, a cominciare proprio da quegli anni: bonifica di zone umide, cementificazione degli alvei dei corsi d’acqua, l’uso di prodotti di sintesi in agricoltura ed il costante prelievo di esemplari in natura condussero la specie ad un lento ed inesorabile declino, tanto da portare gli autori dell’Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Liguria (1994) a concludere che: “La ricerca condotta per la realizzazione dell’Atlante dei Rettili e Anfibi della Liguria sembra dimostrare che la testuggine palustre sia virtualmente estinta in Liguria”.

Un fortuito ritrovamento e la mobilitazione generale

A quanto pare non era così... Infatti il ritrovamento casuale di due esemplari, uno nel Centa e l’altro a Peagna, tra il 1994 e il 1995 mobilitò immediatamente i ricercatori dell’Università di Genova oltre al neonato Acquario di Genova. Ben presto si scopri che si trattava del classico ago in un pagliaio: sin dall’inizio infatti il lavoro di ricerca fu molto arduo a causa delle profonde alterazioni subite dal territorio, un tempo ricco di zone umide ma ormai divenuto poverissimo di ambienti definibili tali. Fortunatamente grazie all’aiuto di alcuni “abitanti storici” della Piana furono individuati piccoli nuclei di testuggini palustri, che punteggiavano il territorio ingauno. Ma non c’era molto di cui rallegrarsi, in quanto si trattava di popolazioni poco abbondanti, poco vitali, e con scarsa capacità riproduttiva, tanto da non garantire il mantenimento delle popolazioni sul lungo periodo. Per questi motivi, fu deciso di costituire un gruppo di lavoro (Provincia di Savona, DISTAV, Acquario di Genova, Comunità Montana Ingauna, CFS, WWF Liguria e Pro Natura Genova) con l’obiettivo di scongiurare l’estinzione di questo prezioso vertebrato ligure, che in seguito si è addirittura rivelato appartenere ad una nuova sottospecie (Emys orbicularis ingauna), presente in tutto il mondo ormai unicamente nella Piana di Albenga. Il gruppo di lavoro si mise subito in azione con un progetto preciso e concreto: recuperare gli ultimi esemplari di testuggini presenti nella Piana, allevarli in ambiente controllato e favorire la nascita e la crescita di nuovi individui da liberare successivamente in natura.

Nasce il Progetto Emys ed il centro di allevamento

Inizialmente gli animali recuperati furono allevati all’Acquario di Genova, ma con scarsi risultati dovuti all’ambiente totalmente artificiale, e per questo nel 2000 furono spostate in quello che era il vivaio della Comunità Montana Ingauna, dove fu poi costruito un centro di allevamento in condizioni semi-naturali della specie: il Centro Emys. Lo scopo principale del Centro, fulcro del Progetto Emys, era ed è tuttora quello aumentare la sopravvivenza degli stadi giovanili della specie – uova e neonati - in quanto sottoposti alla più alta mortalità in natura. La nascita e l’allevamento in ambiente controllato hanno portato all’ottimo risultato di poter reintrodurre in natura il 60% degli esemplari nati al Centro. Nel 2008 sono iniziate le reintroduzioni in natura e ad oggi, anche grazie al progetto LIFE EMYS co-finanziato dall’Unione Europea, sono stati immessi in natura 200 individui con un tasso di sopravvivenza di circa l’80% verificato ad un anno dal rilascio. Ma il Progetto Emys non si è limitato alle azioni concrete di conservazione, al contrario sono state portate avanti negli anni numerose iniziative che hanno interessato l’educazione ambientale, il recupero e la gestione di alcune zone umide, la rimozione dagli ambienti naturali dalle voraci cugine americane dalla guance rosse e la pubblicazione di articoli scientifici su riviste nazionali ed internazionali. Non sono mancati diversi riconoscimenti da parte di organismi nazionali ed internazionali che si occupano della conservazione della natura, tra cui il WWF Italia, l’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari (EAZA) e l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).
L’ultima novità è l’Associazione di volontariato Emys Liguria, nata nel 2015 per dare continuità al Progetto Emys, con la speranza che la conservazione di questo piccolo animale palustre permetterà di mantenere e recuperare ambienti tipici ormai quasi del tutto distrutti e scomparsi nell’Albenganese come stagni, canneti, ontaneti, ed ovviamente piante e animali tipici di questi ambienti: pesci, uccelli acquatici, anfibi ed invertebrati, elementi fondamentali per un ambiente equilibrato in cui poter vivere in salute e per dare anche l’opportunità ai nostri figli e ai nostri nipoti di poter conoscere la Bissa scurzoa, retaggio della gioventù dei loro nonni e bisnonni. Per perseguire questa volontà, insieme al WWF Savona è stato intrapreso un percorso, non semplice, che porterà all’apertura di una sottoscrizione pubblica per la raccolta di fondi per l’acquisto di un’area da destinare ad oasi naturalistica, per valorizzare il grande patrimonio ambientale ancora presente nel territorio ingauno. Per maggiori informazioni sul progetto e sulla testuggine palustre ingauna è possibile consultare il sito dell’associazione Emys Liguria all’indirizzo: http://emysliguria.wordpress.com

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