La Cooperativa

Incontro tecnico sulla peronospera del basilico

Consigli e rimedi per affrontare i problemi causati da questa malattia

Incontro tecnico sulla peronospera del basilico
Incontro tecnico sulla peronospera del basilico

La coltivazione del basilico estivo in pieno campo ed invernale in serra, svolge un ruolo molto importante nell’economia della agricoltura ligure. Da 10 anni a questa parte però la comparsa della Peronospora belbarhii ha complicato la coltivazione di questa tipica pianta aromatica ligure. La prima segnalazione risale al 2003, ed in questi anni si è visto un notevole aumento della pressione della malattia, diventata in alcuni casi incontrollabile con i mezzi chimici a disposizione.
L’estate appena trascorsa, mite e piovosa, ha favorito forti e diffuse infezioni di Peronospora sul basilico coltivato in pieno campo, mantenendo molto alto l’interesse su questa grave patologia. Per questi motivi, la “Compagnia del Basilico” ha organizzato una riunione tecnica sull’argomento, in collaborazione con Agroinnova. La riunione in questione si è svolta sabato 4 ottobre nella sala Matteo Gallinaro, presso la sede dell’Ortofrutticola, ed ha visto una numerosissima partecipazione di pubblico, costituito da agricoltori, tecnici, rappresentanti di ditte sementiere, provenienti da tutta la Liguria e dal Piemonte: erano presenti più di cento persone. Coordinatore delle relazioni il professor Angelo Garibaldi.
Il convegno si è aperto con i saluti del Presidente della Compagnia del basilico, Lara Ravera, che ha illustrato motivi che hanno spinto gli organizzatori a trovare una possibile soluzione ad un tema così complesso e difficile da affrontare e da risolvere, come la malattia in questione.
Il dottor Paolo Grossi, nella sua relazione “Osservazioni agronomiche per il contenimento di P. belbarhii”, ha esaminato le problematiche relative all’irrigazione, al taglio, e alla gestione dei residui vegetali a fine coltivazione. L’irrigazione a pioggia andrebbe evitata, almeno nelle ore pomeridiane, sostituita dalla più efficiente ala gocciolante, posta ogni due file di basilico seminate. Anche il taglio, fattore potenzialmente critico per la diffusione della malattia, andrebbe effettuato al mattino, su piante turgide,operando con lame ben affilate, per non sfilacciare i vasi e favorire la rapida ripresa vegetativa. A fine coltura sarebbe bene trinciare le piante ancora verdi, interrando i residui ancora verdi per favorire la decomposizione e non offrire al patogeno possibilità di conservazione.
Si è poi entrati nel vivo dell’argomento con la relazione della professoressa Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova, che ha esaminato la biologia del patogeno. La professoressa ha raccontato la storia della malattia, segnalata in Africa negli anni 30, rimasta silente fino a circa 10 anni fa, quando è ricomparsa in Europa e da allora non ha più concesso tregua ai coltivatori. Molto interesse ha suscitato la conservazione su seme: secondo Agroinnova alcune partite di seme analizzate presentavano anche fino al 10% di materiale infetto; queste condizioni non danno scampo dalla malattia, dal momento che si pensa che per diffonderla basta 2 semi infetti su 100.000.
La dettagliata relazione della dottoressa Giovanna Gilardi, di Agroinnova, ha preso in esame la difesa con prodotti chimici, induttori di resistenza e concia del seme. Sono stati presi in esame i diversi fitofarmaci autorizzati contro la peronospora del basilico che esistono in commercio, evidenziandone l’attività sulla malattia. Sono state di seguito illustrate prove di concia sul seme, effettuate con aria calda e oli essenziali, che offrono nuove prospettive nella difesa dalla malattia.
Nelle conclusioni, affidate al Professor Garibaldi, si è posto l’accento sulla complessità del problema, per il quale indubbiamente non esiste un’unica soluzione, soprattutto di tipo chimico: l’uso indiscriminato dei fitofarmaci ha selezionato ceppi resistenti ad alcune molecole, diventate quindi inefficaci. La via indicata è quindi quella di una lotta basata sull’integrazione di più fattori: la concia del seme, da effettuarsi in collaborazione con le ditte sementiere; l’ impiego di induttori di resistenza, che stimolano le difese “immunitarie” della pianta; l’utilizzo intelligente dei fitofarmaci disponibili. Oltre a questo bisogna cercare di non replicare condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia, come l’umidità elevata.
I dati presentati nelle relazioni verranno a breve pubblicati. La vasta platea di partecipanti ha dato vita ad una discussione animata, con interessanti spunti di riflessione sulla gestione futura delle coltivazioni di basilico nella nostra zona.

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