Mentha sp.pl.

Menta

Menta: dal latino menta(m), di origine preindeuropea.
Mintha era il nome di una ninfa figlia di Cocito, divinità dei fiumi, trasformata in umile piantina da Persefone/Proserpina, moglie gelosa e vendicativa di Ades/Plutone, che appunto della ninfa si era invaghito (forse da questa leggenda deriva l'antica convinzione nelle proprietà afrodisiache della menta).
Altri autori collegano il nome a quello del monte Minthe in Elide, dove era un tempio dedicato al dio degli inferi. Altri ancora hanno collegato il nome a mens, mente (intelletto), nella convinzione che la Menta possa giovare alla memoria.
Plinio scrive che ai suoi tempi la Menta è anche chiamata hedyosmon, con una parola greca derivata dai termini hedys “soave” e osmé “profumo”.
Piperita: o “peperita”, dal latino piper, genitivo piperis “pepe”, per il suo aroma piccante.
Spicata: dal latino spica “spiga” infiorescenza simile ad una spiga, caratteristica delle labiate.
Pulegio: dal latino pulegiu(m), di origine preindeuropea.
Il nome deriva dalla virtù attribuita alla pianta di tener lontane le pulci, come riferito da Plinio nelle Storie naturali.

Menta
Menta

Genere Lamiaceae (Labiatae)

L'uso in cucina

Le foglie fresche di Menta possono arricchire di sapore le insalate e possono essere impiegate nei ripieni, nelle minestre, negli stufati, in diverse preparazioni culinarie a base di verdure ed in alcune salse, ma attenzione, i raffinati gastronomi avvertono che è meglio evitare la commistione dei sapori tra Menta ed aglio. Con venti grammi di foglie fresche di Menta, poco alcol, zucchero ed acqua, le nonne sapevano preparare un favoloso sciroppo dissetante. Inutile ricordare poi il tè alla Menta. “Un poco di menta battuta” è tra gli ingredienti “Per fare gattafura alla Genovese” (focaccia col formaggio), secondo la ricetta trascritta nel sedicesimo secolo da Bartolomeo Scappi, cuoco segreto di Papa Pio V. La Menta è uno degli ingredienti che il leggendario gastronomo romano Apicio ricorda nelle ricette per cucinare lo struzzo lesso ed anche le vagine sterili (vulvae steriles), per lo più di scrofa, citate anche da Marziale, tenute per vivande prelibate! Ricette medioevali e rinascimentali della cucina ebraica, citano il coscio di montone arrosto al sapore di Menta e chiodi di garofano ed una salsa a base di Menta per insaporire la spalla di cervo al forno. Nel Ponente ligure era un tempo d'uso comune, oggi non più, una salsa, chiamata marò od anche pestùn de bazanne (fave), che si otteneva pestando nel mortaio (da qui il nome pestùn) foglie di Menta con fave, aglio, olio extra vergine di oliva e sale, chi poteva permetterselo arricchiva la salsa con formaggio pecorino grattugiato.

Proprietà medicamentose

Le Mente, già note agli erboristi dell'antico Egitto, per uso interno ed esterno, vantano proprietà antidiarroiche, antiemetiche, antisettiche, antispasmodiche, aromatiche, carminative, colagoghe, coleretiche, diaforetiche, dissetanti, diuretiche, eupeptiche, galattofughe, che le balie di un tempo ricercano nello svezzamento come suggerisce fin dall'antichità Dioscoride; rinfrescanti, rubefacenti, sedative, stimolanti, stomachiche, toniche, vermifughe, vulnerarie e, se ancora non basta, qualche autore attribuisce alla Menta proprietà anafrodisiache (Ippocrate) mentre altri ne vantano le proprietà afrodisiache (Galeno).
Forse per questa ultima supposta virtù gli antichi romani intrecciavano Menta nella ghirlanda augurale, detta Corona Veneris, che portavano sul capo gli sposi.
Democrito nell'antica Grecia consiglia un infuso a base di Menta e melograno contro il singhiozzo.
Marziale evidenzia le proprietà digestive della menta dicendo che fa ruttare.
La badessa del convento di Disibodenberg, sulle rive del Reno, consiglia, invece, intorno all'anno 1136, mentastro ed altre erbe per placare nell'uomo il desiderio e la libidine della carne!
Infusioni di Menta, sciroppi, cataplasmi ed altre preparazioni, curano il raffreddore, l'emicrania, i dolori reumatici, l'artrosi cervicale, i dolori d'orecchio, la sordità, le nevralgie, i bruciori di stomaco, le punture d'insetto, le infiammazioni della gola e delle gengive, i casi di diarrea, il vomito, l'insonnia, il singhiozzo, il mal di denti, l'avvelenamento dovuto al morso dei serpenti ed anche l'idrofobia.
Ippocrate prescrive alle donne dolenti per l'utero rigido,
di aspirare vapori di lenticchie cotte in aceto con molta Menta; per provocare le mestruazioni prescrive un pessario di Puleggio con miele, mirra, incenso e bile di maiale; per favorire il concepimento consiglia di bere Puleggio in vino di cedro al momento di coricarsi.
Da un antico testo apprendiamo che l'unguento di Menta silvana “posto con panni caldi nelle mammelle vi dissolve il latte congelato”.
Il medico arabo Rhazes assicura ai suoi tempi che la Menta selvatica posta sul ventre delle donne gravide ha il potere di provocare l'aborto.
Il Mattioli, citando Dioscoride, enuncia proprietà della Menta, molto particolari: “Il succo bevuto con aceto ristagna il sangue, ammazza i vermini tondi e stimola venere.
Bevuti tre rami di mentha con succo di melagrani forti raffrenano il singhiozzo, il vomito, & la cholera … risolve le poppe, che s'enfiano per il parto, overo per troppo abbondante latte ... Messa nella natura delle donne avanti al coito, non le lascia ingravidare…”
Francois Rabelais, autore del cinquecentesco Gargantua e Pantagruele, riferisce il detto “in tempo di guerra non si mangia e non si pianta Menta”, attribuendo ad Aristotele l'opinione che la Menta raffreddasse il corpo, diminuendo la potenza virile dell'uomo ed il valore dei combattenti. Si riteneva inoltre che il sangue dell'uomo ferito in battaglia non si sarebbe rappreso, se questi avesse mangiato o maneggiato Menta nella stessa giornata.

L'impiego nella cosmesi

Con un pugno di foglie di Menta in un litro d'acqua bollente si prepara un pediluvio che ha il potere di far svanire la stanchezza; l'infuso serve come lozione astringente per i pori dilatati della pelle; il decotto giova alla pelle screpolata delle mani.

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