Hypericum perforatum L.

Iperico

Iperico: dal latino hypericon, greco hypér(e)ikon: che sta sotto (hypo) l'erica (er(e)ike), perché è facile trovare l'Iperico vicino all'erica; altri dicono da uper ed eikon, sopra l'immagine, in riferimento all'usanza di ricoprire di fiori le immagini sacre; altri ancora dicono da uper ed oikos, sopra la casa, per il fatto che l'Iperico si trova spesso sulle macerie di case dirute.
Perforatum perché la foglia osservata in controluce appare costellata di punti traslucidi (ghiandolette oleose) che sembrano fori, da cui il nome comune di Millebuchi.
“Chiamasi volgarmente l'Hiperico perforata, per havere egli le frondi sue tutte perforate da minutissimi punti” dice il Mattioli intorno alla metà del Cinquecento.
In alcune zone della Francia è detto per questo suo aspetto anche erba della flagellazione di Cristo.
L'altro nome di Cacciadiavoli dato all'Iperico deriva dalla credenza medioevale che avesse la proprietà di scacciare gli spiriti del male, dagli ambienti come dalle persone possedute dai demoni.

Iperico
Iperico

Genere Hypericaceae (Clusiaceae/Guttiferae)

Sinonimi Hypericum linerarifolium, Hypericum vulgare, Androsemum minus

Altri nomi Cacciadiavoli, Erba di San Giovanni, Millebuchi, Pilastro

Dialetti savonesi Erba de San Giuànne

L'uso in cucina

Non si conoscono usi alimentari diretti dell'Iperico, che viene impiegato in liquoreria per le sue proprietà aromatiche amaricanti e nelle preparazioni casalinghe come innocuo colorante.

Proprietà medicamentose

All'epoca delle Crociate, secondo l'antica dottrina dei segni, apparendo le sue foglie come trapassate da perforazioni, è tenuto per medicamento capace di guarire le ferite di freccia, di lancia e di spada ricevute in battaglia. Anche Paracelso, alla fine del Quattrocento, consiglia l'Iperico per la terapia di ferite e piaghe; nel Settecento è ben noto agli spadaccini il balsamo del cavaliere di San Vittorio, a base di Iperico ed altre erbe, che si dice guarisca qualsiasi ferita di lama.
Ancora oggi la medicina popolare suggerisce di applicarne le foglie fresche sulle piccole ferite da taglio, per favorirne la cicatrizzazione.
Dell'Iperico si usano le sommità fiorite. Nel tempo sono state attribuite alla pianta, con la consueta fiducia e speranza, proprietà antisettiche, analgesiche, anticatarrali, antidepressive, antiflogistiche, antispasmodiche, astringenti antidiarroiche, balsamiche, colagoghe stimolanti del secreto biliare, decongestionanti, digestive, diuretiche, toniche, tranquillanti, vermifughe e vulnerarie per la cicatrizzazione delle ferite. Non mancano le credenze che attribuiscono all'Iperico proprietà utili per curare frigidità, impotenza, malinconia e pazzia. Nelle virtù dell'Iperico si può confidare anche per curare il morso dei serpenti, nonché l'epilessia, le distorsioni e le emorroidi.
L'olio di Iperico, che per questo viene chiamato “erba da fuoco”, viene tenuto per molto efficace nel caso di ustioni anche gravi; la tisana viene consigliata contro la flebite e contro le mialgie; per la cura delle contusioni si consigliano le sommità fiorite macerate in olio di oliva e vino bianco, ma attenzione: l'Iperico per uso interno può determinare indesiderati effetti collaterali e provocare anche convulsioni.
L'Iperico è stato anche tenuto come rimedio specifico contro una forma di paresi degli arti inferiori derivante, in epoche ormai trascorse, dall'uso alimentare prolungato delle cicerchie, leguminose utilizzate anche come foraggio (Lathyrus sativum).
Ippocrate prescrive di cuocere in acqua Iperico e salvia per irrigazioni vaginali Le sommità fiorite di Iperico figurano tra i 57 ingredienti che, secondo la ricetta di Andromaco, archiatra di Nerone, devono entrare nella composizione della Teriaca o Triaca, complessa composizione che per quasi venti secoli è stata considerata il rimedio sovrano, il capolavoro della scienza medica, antidoto contro tutti i veleni e panacea per tutti i mali, il cui ingrediente più importante è la carne di vipera, preparata a sua volta in piccoli impasti detti trocisci, dal greco trochos, ruota, per la loro forma rotondeggiante. In altre ricette posteriori gli ingredienti della Teriaca arrivano ad essere più di duecento.
L'olio d'ipperico od olio da spasimo, in uso alla fine del Seicento contro i veleni, era anche detto oglio (sic) del Serenissimo Granduca di Toscana, perché se ne attribuiva la formula a Cosimo III, che si dilettava di preparare farmaci.
Con l'Iperico si preparava anche l'Oglio Balsamico di Christo, il cui principale ingrediente era il liquore di Mumia, ottenuto con “carne di Huomo giovane & sano, con Violenta morte ammazzato”!

L'impiego nella cosmesi

I fiori di Iperico macerati in olio di mandorle costituiscono un buon abbronzante, utile anche per calmare le scottature solari e con proprietà rassodanti.
Creme a base di succo di fiori di Iperico sono consigliate per la cura della couperose.

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