Artemisia dracunculus L.

Dragoncello

Dragoncello: parallelo di draconzio, dal latino dracōntiu(m), greco drakon, drago, serpente. Artemisia: dal latino artemisia(m), greco artemisia: pianta sacra alla dea greca Artemide, che i romani identificarono con Diana. Altri autori fanno derivare il nome da Artemisia, sorella e moglie di Mausolo, re di Alicarnasso e della Caria nel 300 a.C., che si vuole fosse esperta di botanica e medicina.

Dragoncello
Dragoncello

Genere Asteraceae (Compositae)

Sinonimi Artemisia glauca, Artemisia redowskyi, Oligosporus dracunculus

Altri nomi Estragone, Serpentaria, Stregon, Targone

Dialetti savonesi Erba dragon

L'uso in cucina

Al contrario delle altre Artemisie, il Dragoncello, componente delle fines herbes provenzali, elemento essenziale della cucina francese, eccelle per meriti culinari più che per virtù terapeutiche. Le foglie, deliziosamente aromatiche, arricchiscono di un sapore tutto particolare, delicatamente piccante e amaro, le insalate; i piatti di pesce, di carne, di uova; i formaggi; le salse béarnaise, tartara, olandese. È usato nella conservazione di capperi e cetrioli; per aromatizzare l'aceto, la senape, la mostarda e la maionese.

Proprietà medicamentose

Al Dragoncello, ricco di iodio, sali minerali, vitamine A e C, si attribuiscono proprietà aperitive, antisettiche, antispasmodiche, emmenagoghe, diuretiche, stimolanti, toniche, vermifughe e perfino ipnotiche.
Dalle dotte dissertazioni del medico senese Mattioli, pubblicate intono alla metà del Cinquecento, si apprende che all'epoca il Dragoncello “si coltiva negli horti di tutta Italia, d'acuto sapore, per insalate, & per le salse …”, ma il bello è che “Questo (il Dragoncello) dicono alcuni essere herba artificiosa, & non naturale, nata di seme di lino messo sotto terra in una cipolla, … quantunque à molti non ne riesca la prova.”
Aggiunge ancora il Mattioli “Di questo (del Dragoncello) no è memoria alcuna, che si sappia, appresso agli antichi Greci, ne manco à gli Arabi”.
Il Dragoncello infatti non deve essere confuso con la Dragontea, pianta affatto diversa, nominata da Dioscoride, Teofrasto, Galeno ed altri antichi autori.

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